PUGLIA – C’è un filo sacro che lega cinquecento anni di musica, dall’inglese William Byrd, già attivo nel regno di Maria Tudor, all’americano vivente Morten Lauridsen, autori che rappresentano gli estremi di “Cantabo Domino”, percorso sonoro con la Cappella Corradiana e l’organista Gaetano Magarelli diretti da Antonio Magarelli, protagonisti del doppio appuntamento di chiusura del festival itinerante Anima Mea diretto da Gioacchino de Padova nella Rete di musica d’arte Orfeo Futuro. I due concerti si terranno sabato 7 dicembre (ore 20.30) nella Chiesa di San Pasquale, a Barletta, e domenica 8 dicembre (ore 20) nel Santuario del Beato Giacomo, a Bitetto.
Il programma prevede l’accostamento di alcune pagine sacre antiche ad altre moderne, legate alle prime dal filo d’oro della vocalità, cioè quel complesso di tecniche esecutive che costituisce, probabilmente, l’eredità più preziosa lasciataci dai grandi maestri del passato. Di William Byrd si ascolterà, in apertura di concerto, il “Puer natus est nobis”, seguito da “O magnum mysterium” di Tomas Luis de Victoria, tra i più importanti musicisti spagnoli tra il XVI e XVII secolo e tra i principali compositori di musica sacra in Europa, contemporaneo di Claudio Monteverdi, del quale si ascolterà subito dopo “Sacra Maria Cantate Domino Exultent coeli”. La modernità farà irruzione con il “Cantabo Domino” di Domenico Bartolucci, il cardinale scomparso nel 2013 che è stato maestro perpetuo della Cappella Musicale Pontifica Sistina e accademico di Santa Cecilia. In programma anche un brano di Antonio Magarelli (“Vergine Madre”) e altre due composizioni sull’antico canto gregoriano “O magnum mysterium”, una di Francis Poulenc, l’altra di Morten Lauridsen, tra i maggiori compositori statunitensi di musica corale insignito nel 2007 della Medal of Arts, la più alta onorificenza artistica americana.
La polifonia sacra, in tutta Europa, ed in particolare in Italia, è stata per secoli il terreno prediletto dai compositori per esercitare il loro sapere musicale, le loro predilezioni stilistiche, persino le loro arditezze. Ed è stata anche la più diffusa occasione di impieghi professionali, visto che ogni chiesa di qualche importanza richiedeva una costante produzione di musica liturgica. E, infatti, durante quattro secoli, così come la scultura e la pittura sacra hanno riempito le chiese di opere figurative, nello stesso modo Mottetti polifonici, Messe, Oratori e Cantate Sacre le hanno riempite di suono. Ma se la materialità dei quadri e delle statue ha resistito alla secolarizzazione, ed oggi nelle chiese antiche queste opere raccontano con evidenza la centralità culturale della Chiesa del passato, la volatilità della musica ha portato le composizioni sacre a riempiere gli archivi ecclesiastici. E se l’arte sacra nel suo complesso ha perso la sua funzione “formativa”, diventando patrimonio della cultura, alla musica – per essere compresa nella sua “verità” artistica – occorrono, invece, gli strumenti della “ricostruzione”, della prassi esecutiva e del suono antico, prerogative della Cappella Corradiana.
I due concerti, entrambi a ingresso libero presentando la rivista di Anima Mea 2019 (costo 10 euro), saranno preceduti da passeggiate d’arte ai luoghi nei quali sono stati programmati.