LECCE – Mercoledì 18 dicembre (ore 15.30 – ingresso gratuito), nel Teatro del Carcere di Lecce “Borgo San Nicola”, andrà in scena per la prima volta “123: La Bella e la Bestia”, il Quarto studio del Collettivo Rosa dei Venti, scritto e teatralizzato dai lettori-autori detenuti, partecipanti al laboratorio stabile di scrittura e lettura “Mondo scritto”, a cura della scrittrice e giornalista Luisa Ruggio, in collaborazione con la Direzione della Casa circondariale di Lecce. La prima presentazione del Quarto studio, frutto delle attività avviate dal 2017 nella Biblioteca della sezione maschile del carcere, include un dibattito con il pubblico al termine dello spettacolo.
123: LA BELLA E LA BESTIA | IL QUARTO STUDIO DEL COLLETTIVO ROSA DEI VENTI
Il Collettivo Rosa dei Venti torna a donare emozioni, raccontando la lenta rieducazione di un’anima chiamata a scoprire che, senza la libertà di donare il nostro cuore all’altro, siamo tutti prigionieri.
Lo spettacolo, frutto della ricerca quotidiana, come ogni anno costituisce l’evento natalizio dell’Istituto penitenziario ed è un omaggio alla scrittura e alla lettura, strumenti indispensabili per restare umani. Liberamente ispirato alla favola “La Bella e la Bestia”, il Quarto studio è una ricerca sul ciclo dello sposo-animale nelle “Metamorfosi”, nonché uno specchio delle letture delle più intense pagine di Kafka e di Ovidio. Un numero (123) fa da esergo al titolo dello spettacolo, in riferimento al celebre versetto: “C’è un tempo per amare e c’è un tempo per odiare, un tempo di guerra e un tempo di pace” (Antico Testamento, Ecclesiaste 3,1 – 15).
«Nonostante il titolo, non c’è niente di così bestiale nella fiaba “La bella e la bestia” – commenta Luisa Ruggio –. In questa storia tutto è gentilezza e reciprocità di dedizione da parte dei tre personaggi principali: la Bella, suo padre e la Bestia. Crudele e distruttivo come l’amore edipico di Afrodite per suo figlio, l’amore edipico della Bella per suo padre, quando è trasferito al suo futuro marito, è meravigliosamente salutare. La ricerca del collettivo “Rosa dei Venti” si basa sulla versione riportata da Madame Leprince de Beaumont (1757), che attinge a una precedente versione francese, la più conosciuta. In questa versione, un ricco mercante ha tre figlie alle quali promette doni prima di mettersi in viaggio per lavoro: le prime due figlie chiedono vestiti e gioielli, la più piccola chiede soltanto una rosa, ma non una rosa qualsiasi, una rosa in pieno inverno: in pratica, un miracolo. Il mercante trova quella rosa nella fortezza in cui è prigioniero del suo aspetto bestiale un principe sotto incantesimo. Rubando quella rosa per portarla alla sua prediletta, il padre mette in atto un’esperienza apparentemente bestiale, ma in realtà, di profonda umanità e di amore».