Lunedì 27 luglio “Storia dell’occhio” per Taotor alle Cesine di Vernole

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VERNOLE – Proseguono gli appuntamenti “Verso La Notte dei Poeti” di Taotor – Teatro, mito e archeologia progetto di Astràgali Teatro. Lunedì 27 luglio (ore 21 – ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria 3892105991  – teatro@astragali.org) nella Riserva naturale dello Stato Oasi WWF Le Cesine di Vernole, l’attore e regista Fabio Tolledi e il pianista e compositore Mauro Tre proporranno “Storia dell’Occhio”. Lo spettacolo è dedicato al grande filosofo, scrittore e antropologo francese Georges Bataille (Billom, 10 settembre 1897 – Parigi, 9 luglio 1962), la cui riflessione ha significativamente nutrito la filosofia e la letteratura novecentesche lasciando pagine memorabili in alcuni libri chiave (L’esperienza interiore, L’erotismo, La letteratura e il male, Le lacrime di Eros, ecc.), e nei cosiddetti romanzi erotici (Madama Edwarda, Storia dell’occhio e Mia madre). “Lo scandalo è proprio nella storia, nel destino dell’occhio: in ciò che esso vede alla fine”: il libro Storia dell’occhio si muove attraverso una serie di simulacri dell’occhio – le uova, i testicoli del toro – che si avvicinano inesorabilmente a un luogo d’invisibilità, là dove, forse, sarà offerto allo sguardo ciò che non si vede abitualmente alla luce del sole. È l’immagine terribile e conclusiva dell’Histoire de l’oeil, la visione dell’occhio stesso, dell’occhio che si guarda. “Vedi l’occhio?”, mi chiese. Alzandomi, divaricai le cosce di Simone: lei giaceva su un fianco; mi trovai allora di fronte a ciò che – immagino – stavo aspettando da sempre: come una ghigliottina aspetta una testa da mozzare. I miei oc­chi, mi sembrava, erano erettili dal troppo orrore; vidi, nella vulva pelosa di Simone, l’occhio celeste pallido di Marcelle guardarmi piangendo lacrime d’orina. Strisce di sperma sul pelo fumante davano a questa visione un carattere di dolorosa tristezza. Tenevo divaricate le cosce di Simone: l’orina scottante grondava sotto l’occhio sulla coscia in basso. L’immagine è terribile e tragica. Terribile perché scopre la morte del sole, la metamorfosi della sua luce in un morto lucore lunare. Terribile, anche, perché l’occhio, affondato nel sesso, dove doveva trovare la verità che si sottraeva alla luce della ragione, attraverso l’opaco dello sperma e la trasparenza dell’urina, non vede nulla: è un occhio morto, che testimonia soltanto la morte. L’immagine è tragica perché qui, nell’incandescenza di un sim­bolo incancellabile, è possibile, come in ogni simbolo, intravedere anche il suo contrario.