SALENTO – L’anteprima del concerto in forma scenica “Le creature di Prometeo / Le creature di Capucci” il primo agosto per il Festival Internazionale di Nervi, la prima assoluta il 28 agosto al Festival dei Due Mondi di Spoleto
“Danzando sull’aria, rappresento la leggerezza dell’armonia; il mio costume, creato da Roberto Capucci ne è simbolo. Il salire verso la dimensione aerea, per mezzo dei miei tessuti aerei e della tecnica coreutica, simboleggia l’aspirazione al raggiungimento di quelle qualità, che sono tra i doni divini che nel mito, soggetto dell’opera di Beethoven, Prometeo dispensa all’uomo, tramite l’arte e l’amore, permettendogli di evolversi”. Così commenta il danzatore acrobata aereo di origini pugliesi Nico Gattullo il suo debutto il primo agosto nel concerto in forma scenica di “Le creature di Prometeo / Le creature di Capucci” sul palco del Festival Internazionale di Nervi, la cui prima assoluta sarà il 28 agosto al Festival dei Due Mondi di Spoleto. Nell’anno in cui ricorre il 250° anniversario della nascita di Ludwig van Beethoven (Bonn, 16 dicembre 1770 – Vienna, 26 marzo 1827), la Fondazione Carlo Felice di Genova decide di proporre la rara esecuzione integrale dell’unico balletto del catalogo beethoveniano, proposto in una suggestiva e inedita combinazione: Le creature di Prometeo / Le creature di Capucci. Un vero e proprio omaggio al genio musicale di Ludwig van Beethoven con questo concerto in forma scenica a cura di Daniele Cipriani, inedito e formidabile incontro tra arti: musica e alta moda. Eseguito dall’Orchestra del Teatro Carlo Felice e accompagnato dai movimenti scenici di Simona Bucci, la produzione ha dato il via all’eccezionale realizzazione di 15 costumi dai bozzetti originali di Roberto Capucci esposti nel 2018 agli Uffizi di Firenze: un sorprendente repertorio di costumi maschili ispirati dall’idea di una messinscena onirica. Musica e moda insieme, in un duplice e originale tributo al genio creativo e alla potenza immaginativa dell’arte di due grandi protagonisti distanti nel tempo quanto vicini nell’estro. Da un lato Ludwig van Beethoven con la sua unica partitura a destinazione coreutica: il balletto in due atti Le Creature di Prometeo (Die Geschöpfe des Prometheus) op. 43, commissionato dal Teatro Imperiale di Vienna per le coreografie di Salvatore Viganò, che debuttò al Burgtheater nel 1801. Dall’altro Roberto Capucci, maestro dell’alta moda internazionale, innovatore di stile capace di far dialogare gli abiti con la natura, l’arte e l’architettura, qui protagonista con una serie di bozzetti dal forte impatto visivo, da poco esposti nella mostra “Capucci Dionisiaco. Disegni per il teatro” agli Uffizi di Firenze. I due colossi dell’arte, Beethoven e Capucci, si incontrano in questa occasione nella loro natura indipendente, distanti nella storia e nella fonte ispiratrice: linee parallele che si intersecano nello spazio scenico in un insolito connubio da cui nascono nuove possibilità e visioni. I due mondi si ritrovano in una dimensione metaforica: quella della potenza musicale ispirata alla mitologia – come rappresentazione degli archetipi che plasmano la psiche umana – e quella di creature “altre” che come effluvi appaiono per poi sparire nell’immaginario onirico attingendo alla stessa matrice archetipica.
Prometeo, titano antico e ribelle, ladro di scintille e dispensatore di fuoco: un mito lontano che racconta di un’umanità in costruzione, destinata alla civiltà e al progresso attraverso i doni divini dell’amore e della bellezza. Furono proprio gli “uomini di Prometeo” al centro dell’ispirazione di Salvatore Viganò, celebre coreografo italiano impegnato all’inizio del diciannovesimo secolo nella messa in scena del balletto Le creature di Prometeo con le musiche originali di Ludwig van Beethoven. L’argomento riprendeva per l’appunto la favola classica di Prometeo “nobile spirito che, trovati gli uomini del suo tempo in uno stato di ignoranza, li affinò nelle scienze e nelle arti e li ammaestrò nei costumi”.
Sul piano musicale, Beethoven seguì con fedeltà l’originale traccia indicata da Viganò (16 episodi a cui si aggiunge la nota Ouverture e un’Introduzione); non solo, riuscì ad animare i drappeggi del candido quadro neoclassico con una strumentazione di ardita e generosa raffinatezza di elementi concertanti.
Gattullo, noto ormai al grande pubblico per essere uno dei ballerini acrobati più apprezzati in Italia e all’estero, continua con questa straordinaria occasione la sua ascesa nell’Olimpo dello spettacolo, legando sempre più la sua figura all’interpretazione del mito. Una costante crescita la sua dal debutto nel ruolo di Ulisse in “Hell in the Cave”, spettacolo internazionale ambientato nello scenario naturalistico mozzafiato delle Grotte di Castellana in Puglia. Numerosi i palcoscenici di prestigio che lo vedono esibirsi, come il Teatro la Fenice di Venezia nel prestigioso “Ballo della Cavalchina”, e, sempre a Venezia, è protagonista della XXIV Edizione de “Il Ballo del Doge”, spingendosi sino ai prosceni internazionali degli Aditya Birla Award 2018 in India e dello Stadio Internazionale Re Fahd di Riyad in Arabia Saudita nello spettacolo “Leila – The Land of Imagination di Balich”.