Mercoledì 30 settembre a Monopoli presentazione di “Wild Geese” del Gianni Lenoci Trio

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MONOPOLI (Bari) – Il 30 settembre 2019 una subdola malattia spezzava l’esistenza e l’intensa attività di Gianni Lenoci. A un anno esatto dalla sua scomparsa esce, per l’etichetta Dodicilune, “Wild geese”, ultima registrazione del musicista, pianista, compositore e didatta pugliese affiancato dal solido contrabbasso di Pasquale Gadaleta e dal magistero ritmico di Ra Kalam Bob Moses, eccellente batterista e percussionista statunitense che, dagli anni ’60 a oggi, ha collaborato tra gli altri con Pat Metheny, Gary Burton, Dave Liebman, Mike Gibbs, Hal Galper, Gil Goldstein, Steve Swallow, Steve Kuhn, Sheila Jordan, George Gruntz, Emily Remler, Harold Vick, Jumma Santos, Jack Gregg, Jack DeJohnette, Roland Kirk, Larry Coryell. La track list propone nove brani di Ornette Coleman (“Job mob”, “Sleep talking”, “Latin genetics” e “The beauty is a rare thing”), Carla Bley (“And now, the Queen”, “Vashkar”, “Olhos de gato” e “Ida Lupino”) e Gary Peacock (“Moor”).

Il disco, prodotto da Dodicilune in collaborazione con l’Associazione culturale musicale Gianni Lenoci con il sostegno di Puglia Sounds Record 2020/2021 della Regione Puglia (FSC 2014/2020 – Patto per la Puglia – Investiamo nel vostro futuro) e distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei migliori store on line da Believe Digital, sarà presentato mercoledì 30 settembre (ore 20:30 – posti esauriti – info@giannilenoci.com) nel corso di una serata speciale al Teatro Radar di Monopoli.

A un anno esatto da quel giorno così triste, l’associazione Gianni Lenoci e l’assessorato alla cultura della Città di Monopoli rendono un omaggio al musicista con “The Lost Frames – L’eredità umana, artistica e intellettuale di Gianni Lenoci”. Non sarà una semplice commemorazione ma, attraverso musica dal vivo e parole, una riflessione sull’esperienza sempre viva, presente e fertile di un insostituibile protagonista della scena artistica nazionale e internazionale. La serata, introdotta dal pianista Domenico De Leo, ospiterà, oltre alla presentazione del cd, con la partecipazione di Gabriele Rampino e Maurizio Bizzochetti, direttore artistico e label manager della Dodicilune, anche “The Lost Frames”, improvvisazione in solo del sassofonista Gianni Mimmo (storico partner musicale di Lenoci) sul video realizzato per l’occasione da Andrea Montanari; l’intervento del batterista e poeta Francesco Cusa, con i suoi versi dedicati all’amico e partner di concerti e registrazioni;  The Legacy con alcune composizioni di Lenoci suonate dal vivo da Hocus Pocus Lab (Vittorio Gallo, Pasquale Gadaleta, Giacomo Mongelli, Michele Piccinno, Franco Angiulo, Pablo Montagne) e la danza di Norontako Bagus Kentus, musicista e danzatore indonesiano spesso presente nei progetti lenociani.

Gianni Lenoci è stato un musicista-intellettuale che ha lasciato un enorme vuoto nel mondo dell’arte e della cultura. In questi mesi tante iniziative lo hanno ricordato: concerti dedicati sia all’estero che in Italia, da Roma (Conservatorio di Santa Cecilia) a L’Aquila (il prestigioso festival Il jazz italiano. Le terre del sisma), da Bari a Matera, da Catania a Monopoli, città natale di Lenoci, dove il Maestro ha vissuto e ha insegnato – per oltre trent’anni – al Conservatorio Nino Rota; trasmissioni radiofoniche monografiche (Rai Radio3 e Radio della Svizzera Italiana); streaming (in occasione dell’International Jazz Day Unesco); istituzione di premi musicali per compositori di musica da film (Monopoli) e per formazioni jazzistiche (Poggiardo, Lecce).

“Wild geese” è una mirabile sintesi di scienza e arte, di armonia e melodia. Ornette Coleman, le cui teorie sono qui rinnovate e applicate al pianoforte (e alla sua formula tipica e topica del trio), ha percorso un cammino riuscendo, forse suo malgrado, a indagare la ragione intima delle cose, la natura e il cosmo, in un ciclo infinito. «In musica, la materia si rivela per mezzo dei sensi, mentre all’esistenza del vuoto e dei silenzi, degli intervalli, delle attese, del non detto, si giunge con il ragionamento e l’implicazione intellettuale», sottolinea Gabriele Rampino, nelle note di copertina. «La sintassi ormeggiata è qui utilizzata con l’idea dell’uso delle partes minimae, cellule sonore in cui la dottrina armolodica si rivela e si espande. C’è tuttavia una aberrazione infinitesimale, un’indeterminazione, al centro di ogni possibile spiegazione del mondo, il clinamen, la possibilità di “une légère dérive” in grado di distruggere il sistema delle costrizioni: come la dottrina ornettiana, qui innovativamente estesa al pianoforte, elimina le differenze tra armonia e melodia, così la natura delle cose della musica è universo, una sfera infinita il cui centro è dovunque e la cui circonferenza in nessun luogo». Questa straordinaria registrazione, che il Destino ha voluto fosse l’ultimo progetto di Gianni Lenoci, rimodella i canoni del piano trio. Effettuata in totale presa diretta a Monopoli, terra del musicista, Wild Geese, citazione da una meravigliosa poesia del premio Pulitzer Mary Oliver, il cui senso (“le oche selvagge”) acquisisce un valore semantico enorme dopo la scomparsa di Lenoci per il senso di libertà espresso in un volo nell’infinito, è uno straordinario caposaldo della Musica creativa e una delle massime espressioni del Jazz pugliese di ogni epoca.

Gianni Lenoci (Monopoli, 6/6/1963 – San Giovanni Rotondo, 30/09/2019) è stato un pianista, compositore e didatta. Diplomato in pianoforte presso il Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma e in musica elettronica al Conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari, dove ha conseguito anche la Diploma Accademico di secondo livello in pianoforte (indirizzo solistico) con il massimo dei voti e la lode. Studia jazz ed improvvisazione con Mal Waldron e Paul Bley. Finalista nel 1993 dell’European Jazz Competition di Leverkusen (Germania) e nel 1996 vincitore di un premio della Fondazione Acanthes di Parigi (Francia). Nel 2003 la sua composizione elettronica “Notturno Frattale”, vince il Premio Internazionale della Società Italiana di Informatica Musicale. Ha collaborato con i massimi specialisti mondiali del jazz e della musica improvvisata come Massimo Urbani, Steve Lacy, Joelle Leandre, Steve Grossman, Harold Land, Bob Mover, Enrico Rava, Glenn Ferris, Eugenio Colombo, Giancarlo Schiaffini, Don Moye, Han Bennink, Antonello Salis, Carlo Actis Dato, David Gross, Paul Lovens, Sakis Papadimitriou, Georgia Sylleou, Jean-Jacques Avenel, John Betsch, Markus Stockhausen, Steve Potts, Carlos Zingaro, John Tchicai, Kent Carter, William Parker, David Murray, Roscoe Mitchell, Sabir Mateen, Evan Parker, Marc Ducret, Charles Gayle per citarne alcuni. Ha tenuto performance con poeti, danzatori ed artisti multimediali. Oltre che come improvvisatore, Lenoci è stato attivo come interprete dal vasto repertorio, con un’attenzione particolare a compositori come Morton Feldman, Earle Brown, Sylvano Bussotti, John Cage oltre all’opera completa per strumento a tastiera di Johann Sebastian Bach. Insegnante di Prassi Esecutiva, Improvvisazione e Composizione nei corsi di jazz del Conservatorio “Nino Rota” di Monopoli ha ricoperto per molti anni l’incarico di Coordinatore del Dipartimento di “Nuove Tecnologie e Linguaggi Musicali” all’interno del quale ha realizzato produzioni e progetti didattici apprezzati a livello internazionali ed è stato Visiting Erasmus Professor (Bucharest University, Corfu University, Royal Northern College of Manchester, Conservatorio Superior de Malaga, Franz Liszt Hochschule in Weimar, Conservatorio Superior de Madrid, Conservatorio Superior de Salamanca, Yasar University di Izmir). Nel 2011 è stato composer in residence presso l’Atlantic Center for the Arts in Florida, USA. Nel 2012 il suo nome è stato inserito nel Dictionnaire du jazz di Philippe Carles. Ha suonato in tutto il mondo ed inciso più oltre 50 Cd. Nel 2015 ha vinto il Earle Brown / Morton Feldman Grant Program 2016/17 della E.Brown Foundation (USA).