PUGLIA – Quattro concerti nell’era del tempo sospeso. Anima Mea torna con una programmazione in streaming, dal 19 al 23 dicembre, ciclo che segna l’avvio della collaborazione del festival con il regista Carlo Bruni, al quale il direttore artistico Gioacchino De Padova ha chiesto di strutturare quest’edizione speciale. Un’edizione «on air» in attesa di tornare agli incontri e agli scambi che sono per la musica come l’acqua per il pesce, per non mancare un appuntamento che il festival rinnova con la città di Bari da undici anni. Le dirette avverranno dalla Sala San Giuseppe del Redentore, tutte con inizio alle ore 20.30, e in diffusione sulla pagina Facebook di Anima Mea Festival. Apre il ciclo, il 19 dicembre, «Dancing Bass» con Elisa Barucchieri e l’Ensemble I Ferrabosco, e si prosegue il 20 dicembre con «I Fiori di Telemann», protagonisti Giorgio Matteoli e l’Ensemble Festa Rustica. Il 21 dicembre è il turno di «Vivaldiana» con Rossella Croce, Catherine Jones e Guido Morini, prima della chiusura, il 23 dicembre, con «Dov’è il mio ben», interpreti Annamaria Bellocchio e l’Ensemble Corradiana.
Alla musica farà da contraltare la parola. L’attrice Nunzia Antonino aprirà, infatti, ciascuno dei quattro appuntamenti, attraversando le quattro stanze che Erri De Luca ha scritto nel libro «In nome della Madre». Poi una breve presentazione delle musiche, a cura di tre giovani musiciste-ricercatrici, Marina Del Giudice, Loredana Savino e Rosa Angela Alberga. Quindi, le esecuzioni dei quattro diversi ensemble. Le musiche, per il loro contenuto o per le interpreti principali, hanno a loro volta al centro una o più donne, con la voce, con uno strumento, con la danza. E i gesti espressivi, sacri o profani, attraversano due secoli della cultura europea, dal Vivaldi meno conosciuto, eseguito dalla violinista Rossella Croce e dalla violoncellista Catherine Jones, al Monteverdi cantato da Annamaria Bellocchio, ai passi di danza contemporanea di Elisa Barucchieri accompagnati dalla violista Luciana Elizondo e dalla tiorbista Paola Ventrella, fino alla musica ‘femminile’ di Telemann con l’ensemble Festa Rustica.
Insomma, il progetto proposto non rappresenta un surrogato del concerto in presenza. Piuttosto si tratta di performance in rete che – testimoniando la condizione sospesa della musica – propongono un sussidiario virtuale in cui gli stessi ingredienti del festival si espongono con obiettivi complementari. È una promessa di ritorno, ma anche un passo dentro l’ostacolo per impararlo: una celebrazione laica di quel rito della nascita che il mese di dicembre porta con sé, e quindi anche la soglia sul nuovo anno che si spera più indulgente.
PROGRAMMA
19 dicembre – Dancing Bass con Elisa Barucchieri & Ensemble I Ferrabosco
Elisa Barucchieri, danza; Vanni Rota, violino barocco; Luciana Elizondo, viola da gamba; Gioacchino De Padova, viola da gamba; Paola Ventrella, tiorba; Gilberto Scordari, clavicembalo e organo
musiche di Michele Mascitti e Heinrich Herlebach
Le tante invenzioni musicali del barocco sono percorse dal filo rosso di un pensiero che lega il suono alla parola poetica in modi nuovi: la Teoria degli Affetti, cioè la possibilità di suscitare emozioni secondo percorsi strutturati di gesti sonori.
L’utopia di un vocabolario musicale dei moti dell’animo, già immaginato dalla filosofia antica, trova la spinta decisiva nel basso continuo, cioè il ‘basso che contiene’, la scienza armonica alla base della musica moderna.
Questo nuovo ‘strumento’ crea il campo fertile della musica rappresentativa, del racconto in musica, non solo sul palcoscenico vero e proprio dell’opera, ma anche nei generi extra teatrali, nella Cantata soprattutto, e si estende persino alle musiche senza testo, ai generi strumentali e alla danza.
Il principio della messa in scena dei moti dell’animo, inventato nel ‘600 ed esploso nel ‘700, ritorna costantemente nell’arte europea nei modi più diversi e permette accostamenti sempre nuovi, come in questo programma in cui si incontrano con sorprendente facilità la musica del barocco e la danza moderna.
20 dicembre – I fiori di Telemann con Ensemble Festa Rustica
Giorgio Matteoli flauto dolce; Enrico Di Felice flauto traversière; Matteo Scarpelli violoncello; Luca Ambrosio cembalo
musiche di G. Philipp Telemann e Pierre Prowo
Quando a Lipsia Telemann riceve i primi applausi è ancora un giovinetto, innamorato perdutamente della musica. Molti anni dopo, ricordando quei giorni, racconta le perplessità che sua madre aveva manifestato circa le sue intenzioni di abbandonare gli studi giuridici per dedicarsi alla composizione:
Pensavo allora a mia madre, i cui desideri avevo sempre rispettato, quando mi arrivò da lei una somma di danaro. La rimandai indietro, le raccontai come stavano ora le cose e la pregai di cambiare idea riguardo la mia musica. Ella benedisse la mia carriera.
21 dicembre – Vivaldiana con Ensemble Accordone
musiche di Antonio Vivaldi
La raccolta delle sonate dell’Opera II conobbe vasta diffusione internazionale a partire da 1711, quando l’editore Roger pubblicò una edizione con il procedimento noto come incisione su rame, molto elegante alla vista e molto meglio leggibile delle stampe a caratteri mobili a cui l’editoria italiana era ancora legata.
Si faceva strada nell’Europa del nord il mercato degli “amatori di musica” che di fatto apriva nuove possibilità commerciali alle edizioni musicali, fino a quel momento finanziate da benefattori e destinate a una circolazione limitata. A riprova di questa nuova diffusione presso i musicisti dilettanti, osserviamo che la numerica del basso continuo, praticamente assente nell’edizione italiana, diventa sovrabbondante in quella di Roger.
Famoso resta il caso di un concerto destinato a Dresda in cui Vivaldi, evidentemente indispettito dalle precisazioni richieste da un pubblico di fruitori non professionisti, esplicita la numerica di un semplice passaggio annotando: “Per li Coglioni”.
Numerose da quel momento furono le ristampe, autorizzate o no, che garantirono a Vivaldi stima e successo in tutta Europa, prima di sprofondare nell’oblio per circa due secoli, fino alla riscoperta e consacrazione definitiva, avvenuta nel corso del Novecento.
23 dicembre – Ohimé dov’è il mio bene con Ensemble Meridies
Annamaria Bellocchio, soprano; Vanni Rota, violino; Valerio Latartara, violino; Gioacchino De Padova, viola da gamba; Pino Petrella, chitarra e tiorba; Antonio Magarelli, clavicembalo; Gaetano Magarelli, organo
Musiche di Claudio Monteverdi
Quando Monteverdi arriva a Venezia (1614) trova una città in crisi, non più così splendente nei commerci e negli affari e non più egemone nei rapporti con le potenze europee e con l’Impero ottomano. Ne risente la vita culturale della città, l’arte più di ogni altra cosa è ripiegata sui fasti perduti. Eppure è quello il luogo e il tempo nei quali il Divino Claudio lascerà alcune delle pagine di musica più sorprendenti, rinnovando i modi della poesia per musica, cogliendo dal luminoso passato recente quel che gli occorreva per inventare tutto il nuovo. Il moderno compositore compone sopra li fondamenti della verità, parole sue, e la verità era ancora una volta la parola poetica. I 3 Duetti di questa sera sono di quegli anni, creati con quello slancio.