Una città chiamata Minerva, le cavità in verticale

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CASTELANETA (Taranto) – Continua la fase esplorativa dell’associazione Amici delle Gravine di Castellaneta, che ha portato ad individuare un inedito insediamento, mai esplorato dagli storici locali, ben articolato su pareti ripide e su diversi livelli, nascosto da una vegetazione rigogliosa. Diverse sono le cavità scavate nella tenera calcarenite collegate da scalette artificiali luogo il bordo delle gravine nella zona di Minerva tra i territori di Castellaneta e Palagianello, nella confluenza della Gravina Grande e la Gravina di Santo Stefano.

A seguito del cedimento degli accessi originali alle cavità, grazie al supporto tecnico del gruppo GASP-sezione CAI di Gioia del Colle “Donato Boscia” è stato possibile attraverso movimenti su corda, raggiungere, effettuare un rilievo foto/planimetrico ed infine intraprende uno studio su le cavità realizzate nella parte alta della parete di calcarenite
della gravina.

Fondamentali sono stati gli studi portati avanti da Franco dell’Aquila, Francesco Foschino e Raffaele Paolicelli pubblicati su la Rivista MATHERA volume nr. 9, dove su loro indicazione è stata data la giusta lettura degli ambienti scavati in verticale.

Di solito gli insediamenti rupestri li troviamo lungo i declivi terrazzati delle gravine o in piccole valli, in modo da sfruttare le rocciose pareti verticali, pronte a subire lo scavo; pochi sorgono sui pianori, in rari casi sono presenti sulle pareti totalmente verticali
delle gravine. Nell’area di Minerva, la presenza della calcarenite, ha favorito lo scavo nel banco tufaceo, permettendo cosi di realizzare un complesso rupestre, legato inoltre ad una posizione strategica viaria e delle condizioni ottimali del terreno adatto allo sfruttamento agricolo.
Le caratteristiche delle Cavità in verticale scavate in questo caso al loro interno “a ventaglio” (termine utilizzato in speleologia), offrivano condizioni vantaggiose rispetto agli altri insediamenti rupestri. La più evidente di queste era la minore vulnerabilità ad
attacchi esterni e visite indesiderate. L’invulnerabilità dell’insediamento era favorita dalla circostanza che non fosse affatto visibile dal pianoro sovrastante e, in molti casi, che fosse anche ben nascosto dalla vegetazione. La loro struttura permetteva di presidiare o
occludere esclusivamente i punti di accesso alle cavità, garantendo un’ottima visuale dell’intera area.
Ognuna di queste cavità fungeva da magazzino per gli attrezzi agricoli e temporanei stoccaggi di derrate di utilizzo prettamente legate alla vita dell’insediamento in loco. Da notare la divisione dei vari ambienti realizzata nello stesso banco tufaceo nella fase della escavazione.
Caratteristico anche un sistema di canalette per la raccolta delle acque piovane che confluivano all’ interno di una cisterna, oggi scomparsa. Lo studio mostrato è da considerarsi di particolare rilevanza in quanto pur avendo nel territorio di Castellaneta diverse gravine, rappresenta un caso unico, che avalla l’importanza dell’area di Minerva.
Le origini di Castellaneta portano a Minerva.