È online su Youtube il videoclip di “Wild Harbour”, singolo d’esordio dei Puka Shell’s bling. Distribuito su tutte le piattaforme digitali da Artist First, il brano, scritto e arrangiato dal trio pop r&b salentino e prodotto da Antonio Dema De Marianis per Cascina Dema Studio, nasce durante una jam session, in un clima di forte confusione e incertezze che rispecchia il periodo attuale. Il titolo “Wild Harbour” è una dedica a Porto Selvaggio, luogo magico del Salento che caratterizza l’infanzia dei Puka Shell’s Bling. Nell’immaginario musicale dei tre musicisti, infatti, è un costante luogo d’incontro suggestivo: chitarre acustiche, mare, bosco e natura selvaggia, tramonti pieni, colori forti, acqua ghiacciata e forti profumi mediterranei.
Il videoclip trascina l’ascoltatore nel “caos ordinato” che si percepisce ascoltando il brano. I quattro elementi naturali (acqua, terra, fuoco e vento) invadono lo spazio e il tempo e si fondono con la voce di Aurora De Gregorio e gli strumenti di Anoir Ben Hadj Amara (basso) ed Emanuele Naima (chitarra). Una lunga visione più che una vera e propria trama: luci, colori e sagome raccontano la storia di Wild Harbour attraverso un’estetica “liquida” che scorre nello sguardo dello spettatore. Il videoclip è stato ideato e realizzato da Euphobia.ofn, progetto artistico – audiovisivo figlio di Emanuele Gatto e Deborah Zaccaria. “Abbiamo sempre paura, tendiamo a scaricarla dando colpe a chi ci circonda, ma in fondo vorremmo solo lasciarci andare e viverci l’amore a pieno e condividerlo. Abbiamo tutti bisogno d’amore, funziona così”, sottolinea Aurora De Gregorio. La copertina del singolo è curata da Will Rochira.
Puka Shell’s Bling è un progetto musicale “pop r&b” nato a Lecce nel 2018. Il trio parte dall’amicizia di Emanuele e Anoir, compagni di infanzia, e si consolida con l’incontro con Aurora nel 2017. I percorsi individuali, seppur con tanti ostacoli, si uniscono, dando vita a una “multicromia” del gruppo. Le influenze dei tre musicisti sono multiformi: si va dal funk all’r&b al raggae, dal neo-soul al pop, dal rock all’hip hop, dall’ambient alla musica classica. Numerosi sono gli incontri individuali con tanti artisti della scena musicale italiana, europea e qualche connessione con gli Stati Uniti. La scelta di scrivere in inglese è dovuta sia al background musicale sia a un senso di appartenenza al mondo intero, senza confini né barriere: “One nation under a groove”.