PORTOSELVAGGIO (Lecce) – Le grotte e le cavità marine del tratto di costa di Portoselvaggio e Torre dell’Alto sono l’habitat costiero idoneo per la foca monaca (Monachus monachus). Questo, unitamente agli avvistamenti degli ultimi anni, ha portato a una iniziativa di Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e Arpa Puglia (Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione dell’Ambiente), che eseguiranno un monitoraggio della presenza di esemplari di questa specie lungo il tratto neretino della costa jonica del Salento.
La foca monaca è un mammifero marino di cui sino a qualche anno fa si contavano solo poche centinaia di esemplari in tutto il mondo. È una specie considerata potenzialmente a rischio di estinzione, la cui conservazione dunque richiede una protezione rigorosa. L’ultimo avvistamento di una foca monaca nel Salento risale al gennaio scorso, grazie a un video girato da un pescatore proprio nelle acque dell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo e Nardò.
Nei giorni scorsi, Comune di Nardò e Regione Puglia hanno dato piena disponibilità a collaborare e a supportare le azioni previste. Ispra, che da decenni conduce attività di monitoraggio della presenza della foca monaca nei mari italiani, avvierà dunque questo studio partendo da un primo sopralluogo finalizzato ad installare una fototrappola nella grotta “Paolo Roversi”, scelta perché ha caratteristiche idonee al riposo e al parto della foca e perché in passato ci sono stati ripetuti avvistamenti da parte dei pescatori locali, che la chiamavano “bue di mare”. L’iniziativa di Ispra, di fatto, è un’esperienza pilota finalizzata a raccogliere informazioni sulla frequentazione della specie in quest’area, esperienza che potrà essere estesa ed ampliata qualora si riuscisse a confermare la frequentazione della specie nel tempo. Ispra, infatti, sta collaborando ad un progetto internazionale che consentirebbe di disporre anche di specifiche risorse da dedicare alle attività lungo le coste ioniche della Puglia svolte con il supporto di Arpa Puglia. Il personale di ricerca di Ispra potrà intervenire da subito con la propria apparecchiatura di monitoraggio, mentre Arpa ha assicurato il supporto logistico e la collaborazione del proprio personale subacqueo per lo svolgimento delle attività di campo.
Il Comune di Nardò ha messo a disposizione dei partner un’indagine conoscitiva del 2014 sulla foca monaca nel Salento, eseguita da Università Cà Foscari di Venezia, Area Marina Protetta di Porto Cesareo, Parco Naturale Regionale Costa di Otranto – Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase e gruppo di speleologia sottomarina Apogon. Già allora lo studio evidenziava che la costa del Salento, caratterizzata da scogliera carsica, presenta cavità e grotte con caratteristiche rispondenti alle esigenze della foca monaca. Il fatto di essere un habitat potenziale e gli avvistamenti nel corso degli anni, secondo lo studio, “rendono necessario monitoraggio e azioni di conservazione e protezione della specie”.
“Le nostre grotte sono l’habitat ideale della foca monaca – spiega l’assessore all’Ambiente Mino Natalizio – e da sempre i pescatori locali sono testimoni della sua presenza, tanto da definirla “bue di mare”. L’interesse di Ispra e Arpa a monitorare la foca nelle nostre acque per noi è motivo d’orgoglio e naturalmente abbiamo garantito loro la massima collaborazione possibile. Se le nostre cavità e l’acqua ricca e cristallina di Portoselvaggio potranno contribuire a proteggere la specie e magari a farla crescere, non potrà che farci felici. Questo, in ogni caso, è l’ennesimo segnale di quanto prezioso sia il contesto naturalistico di Nardò e del territorio circostante”.