ANDRIA (BAT) – Un’altra prima regionale ci attende per il Festival internazionale di Andria ‘Castel dei Mondi’. È “Omero Odissea. Canto per oggetti e voce” di Antonio Panzuto e Tam Teatro Musica che arricchisce ancor più la XXV edizione del festival multidisciplinare di arti performative, fortemente voluto dalla Città di Andria con il sostegno dalla Regione Puglia – Fondo speciale per la cultura, Programma Straordinario Custodiamo la Cultura in Puglia 2021, e organizzato dal Teatro Pubblico Pugliese.
Questa versione teatrale dell’Odissea, canto per oggetti e voce, vuole trascinare con sè chi guarda, esattamente come il racconto di Omero trascina il lettore, attraverso la continua trasformazione della scena. L’Odissea è il poema del viaggio e della nostalgia per eccellenza. È la storia di Ulisse, eroe astuto e valoroso, ma enormemente infelice, perchè desideroso di ritornare in patria, è spinto continuamente lontano dall’odio di un dio. È costretto ad affrontare avventure affascinanti e pericoli terribili: dai mangiatori di loto, la pianta che fa dimenticare il ritorno, al Ciclope mostruoso, crudele e beffardo, dalla maga Circe, bellissima, che trasforma in porci i compagni di Ulisse, al canto delle Sirene, dal vento di Eolo a Scilla e Cariddi.
Omero è inimitabile e maestoso narratore, dimostra ovunque le sue capacità drammatiche e la virtù trasfigurante della sua poesia, capace di creare, tra continue metafore e similitudini, un mondo fiabesco, irreale, onirico.
Figura atipica nel panorama teatrale italiano, Antonio Panzuto è un artista della scena che sfugge alle etichette con sorridente discrezione.
Le sue macchine teatrali sono abitate da oggetti e figure azionate a vista tramite grovigli di fili mescolando legni e metalli, corde e tessuti, produce visioni secondo i segreti dettami di una drammaturgia pittorica che procede per affinità e corrispondenze più che per nessi logici o narrativi.
Sculture plastiche in movimento, e figure, macchine sceniche sofisticate, giocattoli tradizionali, come il Lego e il Meccano, oggetti d’uso quotidiano, ispirati all’iconografia greca, vengono utilizzati per accompagnare il racconto, narrato da una voce quieta che enfatizza i passaggi emotivi, ma che, come un canto fluisce, tranquilla come un sogno. La scena è come il mare che segue e si oppone sempre ad Ulisse, si apre e si chiude, si trasforma per la lotta e si modifica per il viaggio.
Così alla parola si oppone il gesto silenzioso, al racconto la forza espressiva degli oggetti, ai silenzi i delicati colori della luce. Parole e immagini si aiutano e si fondono assieme senza mai illustrarsi a vicenda, si seguono e si suggeriscono, correndo su binari espressivi differenti ma paralleli, spinte dal vento della poesia.
Il Festival non è di pochi eletti, è di tutti. È stato in questi anni l’esempio della rigenerazione di un territorio, un esempio della sua capacità di intercettare le nuove scommesse culturali e di innovazione, trasformando le città in paesaggi culturalmente vivi, fortemente propositivi, offrendo continue opportunità di crescita culturale e occupazionale. La Città di Andria è sprovvista di un teatro comunale. Il Festival ha portato gli spettacoli e la propria idea progettuale in favore della libera e maggiore fruizione e valorizzazione dei beni architettonici di proprietà pubblica, unici scenari alle esecuzioni artistiche, assieme alle piazze e alle vie. Il Festival, infatti, “abita” Castel del Monte, la Corte di Palazzo Ducale, Piazza Catuma, il Chiostro di San Francesco, l’Officina San Domenico, il Quartiere San Valentino. È proprio qui, presso il CPIA del quartiere periferico di San Valentino, che per due date, dal 2 al 3 settembre, andrà in scena “Omero Odissea. Canto per oggetti e voce” dalle ore 21,15. Biglietto: 8 euro (intero) – 5 euro (ridotto).
Da non dimenticare poi la replica di giovedì 2 settembre nella corte del Palazzo ducale della prima regionale di “Romeo E Giulietta. Una canzone d’amore” con Paola Gassman e Ugo Pagliai e inizio alle ore 21,15.
Due mostri sacri, coppia nella vita e sulla scena, interpretano un testo di uno dei gruppi più interessanti del teatro contemporaneo, Babilonia Teatri. Un incontro esplosivo quello con la compagnia vincitrice del Leone d’argento alla Biennale di Venezia nel 2016. Lo spettacolo, ispirato all’opera del geniale bardo dell’Avon, è nato dalla co-produzione tra il Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile del Veneto ed Estate Teatrale Veronese. L’età di Romeo e Giulietta cambia, ma il binomio Amore e Morte su cui si basa il capolavoro di Shakespeare rimane presente. Biglietto: 8 euro (intero) – 5 euro (ridotto).
È nel segno di Ulisse poi che si arricchisce la programmazione con i “bonus track” gratuiti della sezione Extra, come il laboratorio di Enrico Frattaroli “Ostrigotta, Ora Capesco! Joyce nel segno di Dante”, “autotraduzione” italiana di James Joyce dell’episodio “Anna Livia Plurabella” da Finnegans Wake. Dal 2 al 4 settembre, con inizio alle ore 16:00 «un seminario sull’opera di James Joyce da me dedicato alla sua scrittura – è lo stesso Frattaroli a descriverlo -; specificamente, alla concertazione sinfonica degli stream of consciousness di Ulisse e alla loro coniugazione con la scrittura fluviale di Anna Livia Plurabella, un testo scritto in una lingua portata ai limiti e al di là dell’inglese, ma che, nel nostro caso, si avvale di una versione italiana originale operata dallo stesso Joyce. Il seminario, sebbene focalizzato sull’opera di Joyce, verterà anche su altri miei lavori, che coinvolgono scritture e poetiche diverse (da Sade a Sofocle, da Kane a Ritsos) ma rese coerenti da uno stesso metodo poietico, compositivo, teatrale, diversamente declinato».
Joyce volle rendere in italiano la poetica di Finnegans Wake e lo fece ispirandosi alla fonè italiana della scrittura di Dante, facendone non un semplice punto di riferimento, ma il segreto stesso, il codice genetico della sua operazione. La scrittura della Commedia, in cui tutto è dialetto e tutto è lingua, è il modello globale di Joyce. La fonè dantesca vi è disseminata e impregna il testo anche laddove la Commedia non viene direttamente citata. E le stesse citazioni di Dante, il più delle volte tronche o inesatte, vengono deformate in base al suo stesso principio – la tecnica di deformazione a cui Joyce si è ispirato – e ricondotte ai registri ironici di Finnegans Wake.
La partecipazione al laboratorio seminario all’Officina San Domenico dalle ore 16,00 alle 19,00 è gratuita fino a esaurimento posti.
Altro appuntamento in programma giovedì 2 settembre al Chiostro di San Francesco (inizio ore 19,00) è la tavola rotonda “Quando abbiamo smesso di capire il mondo” di Enrico Pastore. Questi presenta un’indagine sulla crisi del sistema teatrale oggi. L’attuale congiuntura non è stata generata dall’epidemia di Covid-19, quanto piuttosto da essa aggravata e/o accelerata. La crisi performativa era in atto da anni, forse da decenni. I problemi quindi ce li portiamo avanti da tempo. Senza rivedere le fondamenta su cui si posa tutto l’edificio teatrale non riusciremo mai a risolvere i problemi che inceppano gli ingranaggi della macchina nel suo complesso. Una cosa è apparsa evidente in questi mesi di serrata dovuta alle misure di contenimento: contrariamente ad altri settori a chiedere la riapertura sono stati solo i teatranti e gli operatori non il pubblico, il quale non si è per niente stracciato le vesti per essere stato impedito a frequentare il teatro. Cosa significa questa distanza dalla società che abitiamo? Quando abbiamo perso il contatto? Quando abbiamo perso necessità?
A partire dal 2012, Enrico Pastore, svolge attività di critico di teatro, danza e performing arts scrivendo articoli per riviste specializzate, facendo reportage da festival nazionali e internazionali. Svolge attività di formazione curando laboratori critici nelle scuole e percorsi di tutoring con giovani artisti. L’ingresso alla tavola rotonda è libero fino a esaurimento posti.
Tutto avverrà sotto l’ombrello della gigantesca (13 metri) e straordinaria installazione in piazza Catuma, per la prima volta in Italia, che permarrà sino al 3 settembre, “Man” della tasmaniana Amanda Parer, ispirata all’ottocentesco Pensatore di Auguste Rodin, che ritrae l’uomo riflettere sulle fragilità del nostro tempo.
Il programma è fitto: 2 installazioni, 10 spettacoli, 3 laboratori, 2 post show, 3 conversazioni con l’autore, 2 prime nazionali e 4 prime regionali. Ad affiancare il programma tradizionale del Festival c’è la sezione “Extra” (https://www.casteldeimondi.com/spettacoli/extra) che come bonus track comprende ‘Lab’, una serie di workshop gratuiti, tenuti da professionisti, che rendono il festival anche un’occasione di formazione e crescita; ‘Andria Off’, una rassegna-indagine, già sperimentata in altre edizioni, questa volta dedicata agli artisti della regione Puglia con 4 spettacoli, un laboratorio, una conversazione di approfondimento; ‘Talk’, sezione dedicata ai libri, tenuti come punto di partenza per discutere di temi particolarmente cari alla manifestazione; ‘Post show’, incontri ravvicinati fra artisti e pubblico, oltre il filtro del palcoscenico, del testo teatrale, dell’impostazione attoriale; il progetto speciale ‘Le Persone al Centro’, sezione fortemente voluta dall’Assessorato alla Cultura nella persona dell’ass. Daniela Di Bari, come occasione d’inclusione, partecipazione diretta e formazione, intreccio virtuoso tra Festival e comunità con 3 laboratori, conversazioni di approfondimento, 3 exhibition itineranti.