BRINDISI – Le memorie di Brindisi e del suo porto in età moderna tra patrimonio materiale e immateriale sono al centro della lezione di storia in programma martedì 15 marzo, dalle ore 9.30 alle 12.30. L’iniziativa è organizzata dalla Fondazione Nuovo Teatro Verdi e sarà trasmessa in diretta streaming sulla sua pagina Facebook, con il sostegno della Regione Puglia, nell’ambito del finanziamento «FSC 14-20: Patto per la Puglia. Custodiamo la Cultura In Puglia 2021 – Misure di sviluppo per lo spettacolo e le attività culturali – D.G.R. n. 1570/2020 – A.D. 499/2020».
Appuntamento con il prof. Giuseppe Patisso, docente di Storia Moderna dell’Università del Salento. La lezione declina il suo focus sulla città di Brindisi inserendola in un contesto più ampio e considerando alcuni tratti distintivi che il territorio, inteso nella dimensione provinciale, eredita da quel periodo storico. Distrutta da un terremoto nel 1456, Brindisi fu riedificata da Ferdinando I d’Aragona. Dal 1496 al 1509 appartenne a Venezia. Sotto il dominio spagnolo iniziò la decadenza: il porto fu abbandonato, con una gravissima crisi economica e demografica: alle rivolte popolari del 1554 e del 1647 i nuovi padroni risposero con la repressione. Solo nel 1775, sotto Ferdinando IV di Borbone, fu riattivato da Andrea Pigonati il canale d’uscita del porto interno, che ancora ne porta il nome, e furono risanate le paludi adiacenti alla città.
Così, tra monumenti, tradizioni, cultura, economia, società e politica, l’approfondimento traccia un quadro che mette al centro il porto, cuore e anima pulsante della città. Il discorso si articola partendo dalla figura di Giovanni Antonio Orsini del Balzo, uno dei Baroni più potenti del regno, i sovrani aragonesi e i primi segni del declino; continua tracciando il profilo del Cinquecento spagnolo che fu un secolo di militarizzazione; poi la paludosa quiete del Seicento e l’instabilità di Brindisi sotto la dominazione austriaca, passando per il Settecento borbonico che segnò il laborioso inizio di una nuova vita fino all’evoluzione al tempo dei Napoleonidi (1806-1815).