BARI – A sessant’anni dalla prima italiana, il regista Walter Pagliaro porta in scena «L’eccezione e la regola» che Bertolt Brecht scrisse con il nazismo in piena ascesa in Germania, tanto da dover tenere la prima dell’opera al Kibbutz Givat Chaim, in Palestina, in lingua ebraica, nell’agosto del 1938. L’allestimento, una coproduzione Compagnia Diaghilev e Associazione Gianni Santuccio, dopo il fortunato esordio a Roma, accompagnato da critiche entusiastiche, debutta in Puglia nell’auditorium Vallisa di Bari, dove sarà in scena dal 25 al 27 marzo e dall’1 al 3 aprile (previste anche recite per le scuole in matinée sino al 7 aprile). Lo spettacolo, inserito nella rassegna «Teatro Studio», viene proposto nella traduzione di Laura Pandolfi, con le scene di Gianni Carluccio, i costumi di Annalisa Di Piero e le musiche di Germano Mazzocchetti.
Scritta tra il 1929 e il 1930 con lo scopo di diffondere i principi del socialismo nelle fabbriche e nelle scuole, «L’eccezione e la regola» riuscì a essere rappresentata in Europa solo nel 1947, al Théâtre de Poche Montparnasse Parigi, e in Italia l’11 maggio 1962, al Piccolo Teatro di Milano con la regia di Giorgio Strehler, del quale Walter Pagliaro può considerarsi «il maggiore allievo», per dirla con Franco Cordelli, che ha usato queste parole recensendo lo spettacolo in occasione della «prima» romana. E ora Pagliaro ripropone «L’eccezione e la regola» con una compagnia formata esclusivamente da donne, come nella primaria forma del Kabuki, teatro caro al drammaturgo tedesco. «Lontani dagli stilemi degli anni Sessanta – spiega il regista barese – ho immaginato questo dramma come un apologo morale imboccando la strada di una favola antica che rimanda all’Oriente, dal quale Brecht fu molto attratto tra il 1928 e il 1934, anni in cui nascono i drammi didattici. E scegliendo solo donne, come nel teatro Kabuki, ho concretizzato un effetto di straniamento pensando a ciò che Brecht diceva nel suo “Breviario di estetica teatrale”, e cioè che un personaggio rivela più chiaramente il proprio sesso se interpretato da un attore di sesso diverso».
Dunque, ci sono solo attrici a vestire i panni dei sei personaggi dell’opera, in cui si racconta la storia di un ricchissimo mercante (Micaela Esdra) che deve attraversare il deserto del Yahi per concludere un accordo petrolifero a Urga. Tutto accade nell’aula di un tribunale, dove un giudice (Martina Carpi) deve ricostruire il delitto commesso dal ricco mercante che, in gara nell’affare con altri concorrenti di una seconda carovana (guidata da Valeria Cimaglia), ha assoldato una guida (Silvia Siravo) e un portatore (Carla Ferraro). Ma a metà percorso la guida viene licenziata, testimone un albergatore (Giada Lorusso), perché il mercante teme il sentimento di comunione nato negli altri due uomini. Quindi, continua il suo viaggio pieno di sospetti, minacce e punizioni. E quando si perde nel deserto, cominciando a soffrire per la carenza d’acqua che affligge lui e la sua carovana, il ricco capitalista spara al portatore, credendo che l’uomo voglia aggredirlo, quando in realtà gli sta soltanto offrendo dell’acqua rimastagli nella borraccia. Tuttavia, quando verrà processato, il mercante verrà assolto da ogni accusa, perché, secondo il giudice, era nel suo diritto temere persone di una classe sociale inferiore.
Una metafora per raccontare ciò che stava accadendo in Germania, in quegli anni. «Nel 1930 Brecht non credeva più all’imparzialità dei tribunali tedeschi, ed è da questa riflessione che nasce quest’amaro apologo suggeritogli alla fine degli anni Venti da Elisabeth Hauptmann, sua fedele collaboratrice. Brecht lesse in una versione francese un racconto cinese, “Il viaggio del giovane Tschang attraverso il deserto”, nel quale si racconta della disavventura del protagonista che, scaraventato nel fiume Giallo da un compagno di strada dal quale viene derubato, viene salvato fortunosamente da un pescatore. E quando l’autore del tentato assassinio viene scoperto, la Corte Imperiale indice un processo in cui i fatti vengono correttamente ricostruiti, determinando la giusta condanna dell’imputato».
Info e prenotazioni 333.1260425, biglietti online sul circuito vivaticket.