Traetta Opera Festival di Bitonto, venerdì 27 maggio “La Pianessa”

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BITONTO (Bari) – Il Traetta Opera Festival di Bitonto gioca la carta del surreale. E venerdì 27 maggio si affida ad una delle voci più celebri del teatro italiano, la straordinaria Lucia Poli, ospite alle ore 20.30, nel Teatro Comunale, con il recital di parole e musica «La Pianessa», un avvincente monologo che la vede accanto al pianista Marco Scolastra, dal quale è nata l’idea. L’opera, divertente e raffinata, è un omaggio al genio poliedrico di Alberto Savinio (Atene, 1891 – Roma, 1952), come si faceva chiamare Andrea de Chirico, fratello minore del pittore Giorgio de Chirico. Infatti, Lucia Poli, l’eclettica e stravagante attrice fiorentina (sorella di Paolo Poli) che con il suo inconfondibile senso dell’umorismo è diventata una figura simbolo del teatro d’avanguardia in Italia, porta in scena alcuni racconti che Savinio dedicò al pianoforte, come «La Pianessa» (da «Tutta la vita»), «Vecchio pianoforte» (da «Achille innamorato») e «Pianista bianco» (da «La famiglia Mastinu»), con ritratto finale di Isadora Duncan, la danzatrice statunitense considerata una tra le più significative precorritrici della cosiddetta danza moderna.

Non solo. Di Savinio, audacissimo e folgorante compositore, sono state scelte alcune musiche dello spettacolo, che vengono proposte insieme a quelle di altri autori alcuni citati nei racconti, Rossini, Mozart, Cage, Kullak, Satie, Cage, Paderewski e Chopin, splendidamente eseguite da Marco Scolastra, pianista di fama internazionale e appassionato di musica del Novecento.

«Solo mio fratello Paolo e Valeria Moriconi avevano osato confrontarsi con i testi del più sofisticato e trascurato autore del Novecento italiano», racconta Lucia Poli, che per la drammaturgia si è avvalsa della consulenza di Alessandro Tinterri, maggiore esperto e curatore delle opere di Savinio per Adelphi. E tra parole e musica, Lucia Poli, funambolica affabulatrice, trasporterà il pubblico dentro la dimensione divertita di questi racconti tragicomici, a cominciare proprio da «La Pianessa» dal quale prende il titolo lo spettacolo, con l’attrice nei panni di una vecchia zitella decisa a prendere in casa un pianoforte, salvo poi scoprire che si tratta di una femmina, dalla quale nella notte sono nati tanti pianofortini. Si va avanti così, in un clima surreale, amplificato in «Vecchio pianoforte» dalle vicende del glorioso strumento che si ribella alla mediocrità della pianista verginella dalla quale è stato portato in casa, tanto da decidere di gettarsi dalla finestra e finire fracassato, mentre in «Pianista bianco», sentito omaggio a Paderewski, si racconta di un pianoforte illuminato da un raggio di luna che all’improvviso si anima cominciando a suonare pezzi di Chopin.