Agìmus di Mola di Bari, sabato 3 dicembre laboratorio Beethoven con l’Orchestra Ico Suoni del Sud e il Coro Lirico Pugliese

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MOLA DI BARI – Nel corso della sua carriera Ludwig van Beethoven scrisse undici ouverture, la maggior parte delle quali per eventi teatrali. Come il balletto «Le creature di Prometeo» con le coreografie di Salvatore Viganò, rappresentato per la prima volta all’Hoftheater di Vienna il 28 marzo 1801. Ed è proprio il preludio tratto da questo lavoro ad aprire il concerto «Laboratorio Beethoven» che l’Agìmus di Mola di Bari, sabato 3 dicembre (ore 20.45), nella chiesa del Sacro Cuore, dedica interamente al Titano della musica. Il programma prevede, infatti, nell’interpretazione dell’Orchestra Ico Suoni del Sud diretta da Benedetto Montebello, non solo l’ouverture «Le creature di Prometeo», ma anche la Settima Sinfonia. Il concerto si completerà con la Fantasia Corale per pianoforte, soli, coro e orchestra in do minore op. 80, pagina nella quale, con Piero Rotolo al pianoforte, saranno impegnati, sotto la guida di Agostino Ruscillo, il Coro Lirico Pugliese con cantanti solisti i soprani Monica Paciolla e Ilaria Bellomo, il contralto Tina D’Alessandro, i tenori Costantino Minchillo e Pantaleo Metta e il basso Carlo Monaco.

Dunque, si parte nel segno di «Prometeo», titano antico e ribelle, ladro di scintille e dispensatore di fuoco, e si prosegue con la Settima Sinfonia, pagina del 1816 che rivela qualche particolare punto di contatto con la Sesta e l’Ottava. Soprattutto con quest’ultima, la Settima rivela aderenze per certe esaltazioni ritmiche e chiaroscuri improvvisi e bruschi, nonché alcune asprezze ed espressioni orgiastiche dei finali. Ma può paragonarsi anche con l’Eroica per il contrastante carattere espressivo dei primi due tempi e la celebrazione di luce, gioia e potenza per un verso, ombra, dolore e accasciamento per l’altro.

Quindi, la Fantasia Corale per pianoforte, soli, coro e orchestra in do minore op. 80, la cui parentela con la Nona Sinfonia fu lo stesso Beethoven a riconoscere, perlomeno per quanto riguarda l’utilizzo della stessa melodia con la quale il genio di Bonn molti anni dopo la Fantasia musicò l’«Inno alla gioia» di Schiller per concludere la sua ultima titanica impresa sinfonica. La Fantasia per pianoforte, soli, coro e orchestra in do minore op. 80 venne composta in tempi molto rapidi, in occasione del concerto del 22 dicembre 1808 al Theater an der Wien, a conclusione della presentazione di altre opere allora inedite e diventate ben presto celebri come la Quinta Sinfonia e la Sinfonia Pastorale, il Quarto Concerto per pianoforte e orchestra e arie della Messa in do. Una composizione, la Fantasia corale, che fece da laboratorio di prova per il quarto movimento della futura Nona Sinfonia. Infatti, il tema che si presenta dopo l’Adagio iniziale è molto simile a quello dell’Inno alla gioia posto come finale della Nona, ma con i versi di Christoph Kuffner, ugualmente improntati come quelli di Schiller a trasmettere un messaggio di pace e speranza per l’umanità. Ed è per questo motivo che la Fantasia corale viene spesso letta come una sorta di «prova generale» della Nona.

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