Domenica 18 dicembre in scena “Morte a Venezia” al Teatro Comunale “Nicola Resta” di Massafra

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MASSAFRA (Taranto) – L’antitesi fra il passato e il nuovo, tra vecchiaia e gioventù, tra esperienza e innocenza.

Per la stagione teatrale “Légami” 2022/23, a cura del Teatro delle Forche, domenica 18 dicembre 2022, al Teatro Comunale “Nicola Resta” di Massafra (Piazza Garibaldi), la Compagnia Diaghilev porterà in scena “Morte a Venezia” di Thomas Mann, nuova produzione. Adattamento, regia e interpretazione Paolo Panaro.

 

Ingresso ore 19.30. Sipario ore 20.

Info: www.teatrodelleforche.com. Prenotazione obbligatoria al numero 3246103258 (anche WhatsApp).

Biglietto intero 10 euro / ridotto 8 euro (under 25, over 65, gruppi di almeno 8 persone).

 

Scritto da Thomas Mann nel 1912, “Morte a Venezia” è l’affresco della fine di un mondo, quello dell’Europa alle soglie della Prima Guerra Mondiale.

Le magnificenze architettoniche della città lagunare e l’odore putrido del mare, la vivacità del variopinto popolo veneziano e l’insopportabile afa del mortifero scirocco, fanno da sfondo al più classico dei conflitti: l’antitesi fra il passato e il nuovo, tra vecchiaia e gioventù, tra esperienza e innocenza.

Siamo nel 1911. Lo scrittore tedesco Gustav von Aschenbach, stanco dell’austerità della sua esistenza e del rigore con cui, per anni, ha affrontato il suo impegno artistico, decide di passare qualche settimana al mare. Si trasferisce al Lido di Venezia, nell’elegante Hotel des Bains, frequentato da viaggiatori provenienti da ogni parte d’Europa.

Fra gli ospiti incontra Tadzio, un ragazzo polacco in vacanza con la famiglia. Lo scrittore ne rimane affascinato e cade in preda a una passione che presto si trasforma in ossessione. Si mette a pedinarlo; lo sogna.

Un giorno, per caso, scopre che il colera è arrivato in città e che le autorità lagunari stanno facendo di tutto per tenere nascosta la notizia. Venezia sprofonda nel contagio e nella morte, segnando, al contempo, il tramonto della tradizione culturale del vecchio continente. Aschenbach, affaticato, contempla per l’ultima volta la misteriosa, abbagliante e fatale bellezza di Tadzio che, nella luce del mattino, gli indica un punto lontano all’orizzonte.