MOLA DI BARI – L’Agìmus di Mola di Bari accende i riflettori sul varietà con «Si me vulisse bene», un florilegio di «serenate, macchiette e contrasti d’amore», per dirla col sottotitolo dello spettacolo, diretto e interpretato dal suo autore, il mattatore Maurizio Pellegrini, in scena domenica 23 aprile (ore 20.30) al Teatro van Westerhout con la Chamber Swing Orchestra, che l’accompagna con un repertorio di canzoni d’antan arrangiate da Silvestro Sabatelli. Un omaggio, con le coreografie di Ileana Pace, le scene e i costumi di Romeo Liccardo e i disegni di Alessandro De Donato, a un genere teatrale ritenuto inattuale e distante, come l’avanspettacolo, fratello minore del varietà, anche se entrambi sono spariti, come un fiume carsico, solo per continuare a riaffiorare dove e quando meno te lo aspetti.
«Ogni volta – racconta Pellegrini – è tale la sorpresa e il piacere di ritrovarli, più vivi e vegeti che mai, che ci sembra di aver rincontrato un vecchio compagno di scuola mai dimenticato». Ma se il presente non ci piace e il futuro ci spaventa, cosa c’è di meglio se non rifugiarsi nel passato? E magari esplorare quella meravigliosa soffitta piena di cianfrusaglie che è la nostra memoria, alla ricerca di sensazioni che pensavamo perdute e che invece sono solo finite sotto un cumulo di altre cose inutili che non abbiamo mai avuto il coraggio di buttare? «Non aspettatevi ordine e disciplina, o anche solo un briciolo di coerenza, in questa avventura – avverte Pellegrini – perché il pericolo è di sentirsi soffocare dalla polvere o di faticare a ritrovare l’uscita. Però si potrebbe anche avere fortuna e riuscire a risvegliare qualche fantasma al quale chiedere aiuto, per ritrovare il bandolo della matassa oppure perdersi definitivamente».
Ed è esattamente quello che fa Maurizio Pellegrini in questo personalissimo viaggio nel grande repertorio umoristico napoletano e i personaggi che hanno fatto grande il varietà e l’avanspettacolo, vale a dire i giganti del genere, Ettore Petrolini, Armando Gill, Nicola Maldacea e Nino Taranto, con le loro storie di amori mai nati, amori sognati oppure traditi, tra costumi, ballerine e canzoni in rima che chiedono al pubblico costante approvazione. Per un salto all’indietro, verso un tempo in cui la risata era l’unico antidoto ai problemi quotidiani, alla povertà e alle guerre.
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