Alla Scoperta del Salento: Acquarica del Capo attraverso secoli di fede e prosperità

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Foto Toti bello

Sebbene dal 2019 Acquarica del Capo sia, anche dal punto di vista amministrativo, un unico comune insieme a Presicce, la sua storia e la sua evoluzione seguono strade differenti, fatta eccezione per un elemento in comune: l’acqua.

Come gli abitanti di Presicce infatti, anche quelli di Acquarica fondarono i primi insediamenti in un luogo ricco di sorgenti, tanto che stando ad alcuni documenti, in origine, era conosciuta come Acquarica De Lama, ovvero palude, pozzanghera, per poi diventare Aquarica Centellas, in onore del feudatario che governò il territorio nel 1669 e infine Acquarica del Capo, con chiaro riferimento alla vicinanza al Capo di Leuca, ma anche come espediente per distinguerla da Acquarica di Lecce, che è una frazione del comune di Vernole.

I reperti invenuti nella Caverna della Madonna della Grotta datano segni di presenza umana già nel Neolitico, i primi a spostarsi alla ricerca di un terreno fertile in cui vivere, furono gli abitanti di Pomignano, casale distrutto nel IX secolo dai saraceni, a loro si unirono poco dopo gli abitanti di Cardigliano e Ceciovizzo, altri due casali che non erano sfuggiti alla furia delle invasioni.

Non tutto è andato distrutto, di un altro casale, quello di Celsorizzo restano la chiesa della Madonna dei Panetti e la masseria fortificata.

La chiesa della Madonna dei Panetti è una delle più antiche del basso Salento, così chiamata perché lì veniva consegnato il pane da donare agli indigenti.

Le iscrizioni rinvenute sui muri esterni permettono di datarla all’XI secolo, ha una pianta a doppia abside, in una è possibile vedere San Giovanni Battista, nell’altra figure di Santi e tracce di antichi affreschi.

Collegato alla chiesetta è il frantoio ipogeo che probabilmente nacque come cripta rupestre e che fu utilizzato fino al 1900.

Nel territorio esistevano 9 frantoi ipogei, di cui solo 5 sono giunti ai giorni nostri.

La Masseria fortificata fu probabilmente edificata nella prima metà del 1500, del 1550 è la torre colombaia su cui è possibile vedere lo stemma della famiglia Guarino, la torre invece ha subito varie modifiche che hanno portato all’aggiunta di ulteriori vani, gli ultimi lavori di ammodernamento risalgono al 1807, data rilevata sull’architrave del portale di accesso, nella scarpata resta una cappella del 1200 dedicata a San Nicola con tracce degli affreschi del Cristo Pantocratore e di San Giovanni Crisostomo, ma in origine l’intera area era affrescata.

Del casale di Pompignano resta la Cappella della Madonna Assunta edificata nel 1400, che nel corso dei secoli ha subito vari restauri, tutti documentati dall’iscrizione che si trova sulla facciata, tra il portale e la finestra, fino a quello definitivo del 1701. La struttura è semplice, a navata unica e al suo interno è conservato un unico affresco che ritrae per l’appunto la Madonna Assunta che sovrasta una tomba.

L’unione di tutte le famiglie dei casali diede vita al comune che conosciamo e che quando era feudo, fu governato dalla famiglia Guarino fino al 1600, poi dai Securo, i Delli Falconi, i Centellas e i D’Aragona, fino ad Antonio Zunica che regnò insieme alla moglie Luisa Riario Sforza.

Nel 1432 il feudo fu governato da Giovanni Antonio Orsini del Balzo, il quale si incaricò dell’ampliamento del castello, ideato come fortezza dai Bonsecolo, composto da 4 torrioni, di cui ne resta solo uno, circondati da una cinta muraria.

Gli stemmi attualmente visibili, sono quelli della famiglia Guarini, il castello è inoltre la sede “Museo del Giunco” e nel giardino è custodita la Pila di Pompignano, proveniente dall’omonimo casale e recuperata nel 1982 dallo scrittore Carlo Stasi.

In secoli più recenti, precisamente nel 1600 fu edificata la Chiesa di San Carlo Borromeo, nel 1661 furono necessari interventi di ristrutturazione a causa del crollo del campanile e nel 1664 Giovanni Antonio de Capo fece costruire una cappella che dedicò all’Annunciazione di Maria e stabilì che lì sarebbe sorta la sua tomba.

L’interno della chiesa è a due navate, nel 1951 il pavimento fu divelto per svuotare il cimitero sottostante, ma subito dopo fu fatta una nuova posa, l’altare maggiore è in pietra leccese, l’organo a canne risale al 1700, il pulpito è in legno.

Molte sono le opere custodite all’interno, come l’antica tela raffigurante i misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi della vita di Maria, la tela della Madonna del Carmine e quella della Madonna col Bambino ed Anime Purganti datata 1881, opera di Francesco Saverio Mercaldi.

Nel 1828 i membri della confraternita di Maria SS.ma Assunta in cielo si autotassarono per ricostruire la chiesa di San Giovanni Battista sul terreno in cui sorgeva quella che era stata la Chiesa Madre fino al 1619.

La facciata sobria è impreziosita da una meridiana e da una statua di San Giovanni Battista in legno. All’interno, l’altare maggiore è in pietra leccese, i lati della navata sono impreziositi dalle stature di San Filippo Neri, San Giuseppe, San Pietro, Santa Lucia, San Carlo Borromeo e San Paolo, mentre gli affreschi della volta del presbiterio sono del 1800.

Nel 1883 l’architetto Carlo Luigi Arditi di Castelvetere firmò il progetto della Cappella della Madonna del Ponte, nel 1901 presero il via i lavori e nel 1924 le porte furono aperte ai fedeli.

I tesori di Acquarica sono ovviamente fruibili a chiunque abbia voglia di conoscerli e l’accoglienza dei cittadini renderà ogni visita indimenticabile.

di Claudia Forcignanò