“La signora del martedì”: al Verdi Giuliana De Sio e Alessandro Haber

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BRINDISI – Quattro personaggi irrisolti, apparentemente sereni con il quotidiano che scorre senza emozioni e novità, ma tormentati dai ricordi che affiorano alla memoria. È il filo narrativo della commedia “La signora del martedì”, in programma al Nuovo Teatro Verdi di Brindisi giovedì 4 aprile – ore 20.30. Protagonisti Giuliana De Sio e Alessandro Haber, nel cast anche Paolo SassanelliRiccardo Festa e Samuele Fragiacomo. Biglietti disponibili online alla pagina rebrand.ly/SignoraMartedi e al botteghino del Verdidal lunedì al venerdìore 11-13 e 16.30-18.30 (il giorno dello spettacolo, ore 11-13 e 19-20.30). Info T. 0831 562 554 e botteghino@nuovoteatroverdi.comDurata: due ore compreso intervallo.

Una donna, Alfonsina Malacrida, detta Nanà, ogni martedì, tra le quindici e le sedici, va a comprarsi un’ora d’amore. La signora arriva, saluta, mette il denaro sul comodino, si spoglia, piega con cura i vestiti e s’infila nel letto dopo aver verificato la pulizia delle lenzuola. Lui, Bonamente Fanzago, attore porno in disarmo, è rimasto con quest’unica cliente: la signora del martedì. Gli incontri si consumano nella pensione Lisbona, dove Bonamente alloggia da quindici anni. Alfredo Guastini, o meglio la Signora Guastini come preferisce farsi chiamare poiché ama travestirsi da donna, è il proprietario della pensione, l’alberghetto in disgrazia per via delle tendenze del proprietario nel quale si svolge la vicenda. Infine, Pietro Maria Belli è il giornalista di cronaca nera senza scrupoli che sorprende Nanà e che è disposto a tutto pur di intervistarla. L’uomo è costretto su una sedia a rotelle, tuttavia la sua condizione non è legata a un evento traumatico ma a un disturbo psicosomatico: il suo innamoramento per Nanà è così straziante e forte da fargli perdere l’uso delle gambe. Il suo arrivo alla pensione Lisbona porterà a scoperchiare i segreti di ognuno dei misteriosi ospiti.

La vicenda inizia in maniera quasi farsesca, con un insolito primo atto nel quale Nanà incontra il suo gigolò nella semideserta pensione e con l’arrivo improvviso dell’apparentemente impacciato e sconclusionato cronista. Le dinamiche e i caratteri si chiariscono però nella seconda parte della pièce, con i personaggi che cominciano a rivelarsi con contorni più precisi e le torbide vicende del passato si posano sul fondo della scena. Gli intrighi, soprattutto quelli di ieri, iniziano a prendere forma e a dipanarsi: il vaso di Pandora si apre sprigionando gli arcani che i protagonisti avevano tenuto nascosti. È a questo punto che la storia si riprende tutta la sua verità, mentre i personaggi liberano debolezze, miserie e meschinità, ma anche slanci d’amore e segni di pentimento. Non manca un’ironia a tratti caustica, quella che fa sorridere lasciando l’amaro in bocca un attimo dopo. Haber dà vita a una continua metamorfosi del suo personaggio facendogli vivere con efficacia le emozioni più diverse, mentre Giuliana De Sio riavvolge abilmente un passato che per decenni Nanà aveva provato a nascondere creandosi una nuova vita. Entrambi donano ai loro personaggi una grandissima e coinvolgente carica emotiva. Al pari della prova di Paolo Sassanelli, che protegge Alfredo dal facile macchiettismo rivelando piuttosto il dolore e le difficoltà di vivere una condizione non accettata.

«Paragono spesso questo spettacolo a una partitura musicale – ha detto Alessandro Haber – perché è veloce, drammatico, melodico, ironico, divertente: ha tante sfaccettature. Nel primo tempo la gente si domanda curiosa cosa stia succedendo, poi lentamente arriva la catarsi con questo personaggio, un giornalista che bussa alla porta della pensione con tutto il suo passato da sistemare. Abbiamo lavorato tanto, tutti insieme, per dare credibilità ai personaggi del testo. Rispetto agli altri, tutti abbastanza descritti, il mio non aveva un’anima. Per definirlo abbiamo scandagliato nel suo passato possibile e tratteggiato una figura al limite, con presupposti psichiatrici».

La commedia regala momenti comici dentro scene drammatiche e grottesche, un gioco che il regista Pierpaolo Sepe fa per creare emozione e profonda commozione nello spettatore. Una storia sussurrata e quasi cantabile che accompagna il pubblico nella quotidianità di una commedia umana. Ma la forza dello spettacolo risiede nei personaggi (e nei loro straordinari interpreti). Presi dai margini della società, provano a rimanere nascosti “sotto un sasso” per vivere la tranquillità e l’anonimato cui anelano: così, la tensione è destinata a digradare in un finale poetico, nel quale gli occhi lucidi di Haber ci raccontano quanta passione un interprete debba metterci per entrare nel dolore vivo del personaggio. E nella sua lenta risalita. Spesso vite emarginate in cerca d’amore.

«Un testo intriso di torbida sensualità – ha spiegato il regista Sepe – ma anche di dolcezza e di grazia, arricchito da un’ironia elegante e tagliente che produce leggerezza e sorriso. Uno stato di tensione attraversa tutto lo spettacolo e ci accompagna fino all’imprevedibile conclusione, lasciandoci senza fiato, legati per sempre a questi meravigliosi personaggi nati dall’immaginazione di Massimo Carlotto, una delle penne più efficaci e profonde del nostro tempo, investigatore instancabile del crinale tra il bene e il male».