Schubert, Liszt, Berg e Chopin, tutti in una sola serata al Barletta Piano Festival diretto da Pasquale Iannone, che giovedì 11 luglio (ore 21.15), nel salone dell’Hotel La Terrazza, ospita Antonio Di Cristofano, musicista dalla carriera internazionale e dal suono cristallino. Di Cristofano ha tenuto recital e concerti un po’ ovunque in giro per il mondo, da Mosca a Parigi, da Toronto a Tokyo, dalla Weill Hall di New York alla prestigiosissima sala grande del Konzerthaus di Vienna, dove si è esibito con la Wiener Mozart Orchestra. Ma nella sua brillante carriera il pianista toscano ha avuto anche il privilegio di suonare con l’Orchestra Filarmonica della Scala di Milano, oltre ad aver inciso diversi dischi per le etichette Velut Luna e Millenium. Regolarmente invitato in giurie di concorsi pianistici internazionali, tra cui il Rachmaninov di Mosca e l’International Piano Competition di Cleveland, Di Cristofano è professore ospite al Conservatorio di Xiamen, in Cina, e all’Accademia estiva Orpheus di Vienna. Nel 2018 ha ricevuto il Grifone d’Oro, la più alta onorificenza dalla Città di Grosseto.
Il programma pensato per il Barletta Piano Festival si aprirà con la Sonata il la minore D 537 di Franz Schubert, scritta nel marzo del 1817 e pubblicata postuma come op. 164 dall’editore viennese Spina nel 1852. Si tratta della prima sonata per pianoforte ultimata da Franz Schubert. Ed anche se è stata parte del repertorio di un grande pianista come Arturo Benedetti Michelangeli, continua a godere di una popolarità minore rispetto alle altre due sonate schubertiane nella stessa tonalità (la D 784 e la D 845).
A seguire si ascolterà «Vallée d’Obermann» dagli «Anni di pellegrinaggio» di Franz Liszt dedicati alla Svizzera, in cui il sotterraneo richiamo letterario al romanzo «Obermann» di Etienne Pivert de Sénancour definisce il viaggiatore romantico nel quale il musicista ungherese si immedesimava.
Di Cristofano entrerà in pieno Novecento con la Sonata op. 1 di Alban Berg, l’unica pagina per pianoforte nel catalogo del compositore viennese, peraltro pensata in un unico movimento, avendo come modelli di riferimento il Quartetto op. 7 e la Kammersymphonie op. 9 di Arnold Schönberg, nonché la reinterpretazione della forma classica alla luce del principio di variazione, tra inquietudini tardoromantiche e nuove tensioni emotive.
Si chiuderà nel segno di Fryderyk Chopin con due creazioni di grande fascino. Si parte con il geniale Scherzo op. 31, tra le pagine più popolari del compositore polacco, della quale Schumann parlò in termini entusiastici paragonandola ad una poesia di Byron per la tenerezza e l’arditezza del linguaggio musicale, e si finisce con la Ballata op. 52, brano in cui si compie il rafforzamento di una perpetua innovazione.