Alla Scoperta del Salento: Le Grotte del Salento, lontane dal caos, a pochi passi dalla storia

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Grotta della Monaca a Otranto - Foto Giulio Rugge

Il Salento delle coste sabbiose, delle spiagge che si tingono di oro al tramonto, delle dune e delle insenature, è la meta preferita di un turismo che di anno in anno cresce sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo.

Nulla, o quasi nulla, è rimasto di quel Salento segreto che conoscevano e vivevano solo i salentini. Ogni anfratto, ogni spiaggia, ogni pineta è ormai svelata agli occhi del mondo, complici anche i social, su cui foto, reel e video viaggiano in tempo reale contribuendo alla notorietà di una terra che ha molto da offrire, ma ancora fatica a trovare una valida strategia per veicolare le proprie risorse verso un turismo che ne sappia realmente apprezzare la bellezza.

Tra le meraviglie del Salento che ancora resistono agli attacchi del turismo di massa, ci sono le grotte, cavità più o meno facili da raggiungere, sia via terra che via mare, scolpite col duro lavoro dei secoli, narratrici di storie e leggende. Ecco le più belle:

Grotta della Poesia: uno dei più importanti e suggestivi siti archeologici del territorio, custodisce la piscina naturale diventata famosa in tutto il mondo per la sua acqua dai riflessi color smeraldo e l’insenatura di pietra friabile, che si colora con i raggi del sole di oro, ocra, terra bruciata. Spazio aperto e di libero accesso, a causa di turisti incivili, che sono arrivati a bucare la roccia per piantare i propri ombrelloni, da alcuni anni, prevede ingressi contingentati con pagamento di ticket

Grotta della Zinzulusa: testimonianza preziosa del carsismo costiero in Italia, questa grotta si trova a Castro. Il suo nome deriva dalle stalattiti che si trovano all’ingresso, che ricordano panni stesi ad asciugare al sole, detti in dialetto salentino, zinzuli. La grotta della Zinzulusa è divisa in 3 parti, la prima ospita varie stalattiti e stalagmiti che fanno da cornice alla “Conca”, una piscina naturale di acqua limpida. La seconda parte è caratterizzata da rocce meno compatte, ci sono meno stalattiti e stalagmiti. Nell’ultima parte, si trova il Cocito. Secondo uno scritto di Monsignor Del Duca nel 1793, la Grotta potrebbe aver ospitato il Tempio di Minerva edificato da Idomeneo.

Grotta Azzurra: a poca distanza dalla Grotta della Zinzulusa, quindi sempre a Castro, si trova questa grotta che prende il nome proprio dal colore cobalto dell’acqua che si riflette sulla parete rocciosa creando suggestivi giochi di luce. Chi volesse visitarla, può raggiungerla in barca o con un kayak dalle spiagge vicine, l’interno è talmente ampio da scongiurare il rischio di claustrofobia e l’acqua limpida permette di ammirare il fondale.

Grotta delle Tre Porte: Spostandosi verso Santa Maria di Leuca, un’altra grotta, è quella delle Tre porte, famosa perché al suo interno, in quello che è denominato “Antro del bambino”, è stato rinvenuto il dente di un bambino di Neanderthal di 10 anni. Facilmente raggiungibile via mare, questa grotta deve il suo nome ai 3 ingressi che convergono tutti in un unico antro, con un cunicolo della lunghezza di circa 30 metri che termina in un’altra stanza in cui si conservano stalattiti e stalagmiti.

Grotta del Soffio: Sempre a Santa Maria di Leuca, è possibile visitare una delle grotte più suggestive del Salento. Raggiungibile via mare, per potervi accedere, è necessario attraversare un breve tratto sott’acqua caratterizzato dalla presenza di un soffione sommerso che produce caratteristici sbuffi d’acqua che danno l’impressione che la grotta respiri.

Grotta della Monaca: questa insenatura si trova a Otranto ed è incastonata tra le rocce ricoperte di macchia mediterranea e il mare cristallino del litorale adriatico. La baia è facilmente raggiungibile via mare. Al dì là della sua indubbia bellezza, a rendere questa grotta meta di visitatori, è la curiosità legata al fatto che un tempo, al suo interno vivesse una foca monaca, notoriamente abitante di mari puliti.

Grotta di San Cristoforo: una tra le più conosciute grotte del Salento, si trova a Torre dell’Orso, nei pressi di un altro monumento naturale, le Due Sorelle. Le iscrizioni in lingua greca e latina rinvenute al suo interno, raccontano del passaggio di marinai, navigatori e mercanti, che prima di avventurarsi lungo il Canale d’Otranto, al suo interno cercavano rifugio e si raccomandavano alle divinità. Nel 1981 è stato rinvenuto un graffito di età medioevale, che raffigura una nave da trasporto, con frammenti di iscrizioni cristiane e croci.

Grotta grande del Ciolo: A poche centinaia di metri dalla celebra baia che ospita il ponte più famoso del Salento, si trova Grotta Grande del Ciolo, col suo monumentale ingresso di 30 metri e il cunicolo che porta ad un lago generato da una sorgente d’acqua dolce. Da segnalare anche un’altra grotta, più piccola, nota come Grotta piccola del Ciolo che è però completamente allagata.

 

 

Grotta dei Cervi: annoverato tra i più imponenti complessi neolitici d’arte parietale d’Europa, la Grotta dei Cervi a Porto Badisco, ospita numerose pitture realizzate in guano di pipistrello e ocra rossa. Si tratta di oltre 3000 pittogrammi che rappresentano per lo più figure astratte, ma anche scene di vita quotidiana, di caccia al cervo, da cui prende il nome la grotta, danze tribali, riti propiziatori e figure femminili. La presenza di simboli di forma spiroidale, fanno pensare al culto della Dea Madre e l’intero complesso potrebbe essere interpretato come un luogo di culto, anche se molti pittogrammi, dal 1970, anno della scoperta della grotta, a oggi, non sono stati ancora decifrati.

L’accesso è consentito solo accompagnati da speleologi abilitati, per motivi di studio o giornalistici.

 

Grotta Romanelli: questa grotta si trova nei pressi di Castro, di lei si parlava già nel 1869. Al suo interno sono state ritrovate tracce che fanno pensare ad un rifugio naturale risalente al Paleolitico. Non è molto profonda, appena 35 metri, con un ingresso di 16 metri. Questa grotta è di particolare rilevanza perché al suo interno, oltre a vari frammenti incisi con motivi geometrici di difficile interpretazione, dipinti e graffiti, sono stati rinvenuti anche gli scheletri di due adolescenti e alcune mandibole. Nel 2021 sono stati presentati i risultati di un’indagine che ha portato alla luce 32 nuove figure.