NARDO’ (Lecce) – Rinasce Torre Uluzzo. Il Comune di Nardò è riuscito a intercettare 25 mila euro sull’avviso della Regione Puglia per interventi su torri costiere e di avvistamento e procederà alla conservazione e alla messa in sicurezza della Torre che domina l’omonima baia, oggi in stato di profondo degrado. Il progetto, redatto dall’architetto Alessandro Giuri, è stato selezionato insieme ai progetti simili nei comuni di Racale, Vico del Gargano e Zapponeta. Gli interventi dovranno essere realizzati entro sei mesi dalla concessione del finanziamento.
La Torre prende il nome dal termine dialettale con cui si indica l’asfodelo, pianta delle gigliacee presente nell’area circostante. Nel 1568 fu Leonardo Spalletta di Nardò ad aggiudicarsi l’appalto del Regno di Napoli per la costruzione dell’opera che fu realizzata su disegno dell’ingegnere Giovanni Tommaso Scala. È stata utilizzata fino al 1777, come dimostrano numerose testimonianze. Si eleva a strapiombo sul mare dominando una cala di notevole bellezza e inestimabile valore archeologico, che ospita la cultura dell’Uluzziano e le testimonianze fossili del primo “sapiens” d’Europa. È raggiungibile a piedi tramite un sentiero sterrato accessibile dalla strada litoranea tra Santa Caterina e Sant’Isidoro. Lungo il tragitto sorgono alcuni muretti di pietra a secco, arricchiti da una caratteristica vegetazione spontanea (mirto selvatico, fichi d’india, macchia mediterranea). Orientamento, esposizione agli agenti atmosferici, umidità, vegetazione infestante sono i principali fattori che hanno causato la cattiva conservazione delle strutture, il danneggiamento delle creste murarie, il crollo di parti della muratura, l’erosione diffusa. Oggi la torre rappresenta un pericolo per l’incolumità dei visitatori e dei fruitori del tratto di costa.
Il progetto, che ha un costo di 34 mila euro (25 mila di fondi regionali e 9 mila di fondi di bilancio comunale) intende mantenere le condizioni ambientali in cui il manufatto si trova e consolidare l’aspetto del manufatto, nelle cromie e nell’utilizzo di materiali, ai fini di un futuro intervento di restauro. Verranno effettuati in maniera preventiva alcuni interventi di preconsolidamento (per mettere in sicurezza e rendere solidali tra loro quelle parti di struttura muraria valutate a rischio distacco), quindi verranno effettuati la rimozione della vegetazione e il lavaggio delle superfici con acqua deionizzata, infine verranno ricostruite le brecce murarie, inserito materiale di risarcitura, integrate le porzioni di malta mancanti. Al fine di preservarne la conservazione, le sommità dei muri e delle parti maggiormente esposte al degrado indotto dagli agenti atmosferici verranno protetti con la realizzazione, al di sopra della cresta muraria, di uno strato di malta a “schiena d’asino” (bauletto di malta) che segue l’andamento irregolare della superficie muraria, caratterizzato da una superficie omogenea che agevola lo scorrimento delle acque piovane. La protezione delle creste potrà anche essere realizzata, più semplicemente, con la messa in opera di malta e sassi infissi soprattutto nelle sezioni maggiormente a vista in modo da preservare l’aspetto frastagliato della muratura.
Nell’ottica della valorizzazione del bene, il progetto prevede inoltre la sistemazione dell’area circostante e del percorso di avvicinamento, al fine di garantire una fruizione dell’area in sicurezza. In particolare, si prevede di ripristinare alcuni tratti di muretti a secco preesistenti ridotti allo stato di rudere che rappresentano di fatto validi ostacoli all’indiscriminato avvicinamento alla torre e allo strapiombo della scogliera. A tal proposito sulla testa dei muri verrà installata apposita segnaletica di pericolo in posizione. La “linea difensiva” dei muretti verrà integrata parzialmente da una staccionata.
“Torre Uluzzo – spiega l’assessore all’Ambiente Mino Natalizio – è un elemento romantico e fortemente identitario del paesaggio di Uluzzo e di tutta la baia di Portoselvaggio, nei confronti del quale abbiamo un debito gigantesco per averne favorito o almeno non impedito il degrado nel corso dei secoli. Oggi questo finanziamento ci permette di mettere in salvo l’immobile, di consolidarlo in vista di un futuro restauro. Un’altra bella notizia per la città e per il suo patrimonio architettonico e culturale. Direi, anche per la memoria storica dell’intera comunità neretina. Frutto ancora una volta della capacità di questa amministrazione di prendersi cura dei propri beni, di progettare, di guardare in prospettiva”.